La strage di Brescia 49 anni fa

La prima pagina del quotidiano Lotta Continua all’indomani della bomba

Per ricordare l’evento e il clima in cui esso si svolse, riproduciamo la cronaca che il quotidiano Lotta Continua fece il giorno stesso. Segue l’editoriale politico di commento

BRESCIA, 28 maggio 1974 – Il massacro più orrendo è avvenuto questa mattina nella piazza principale di Brescia nel corso di un comizio antifascista a cui erano presenti migliaia di operai, studenti, lavoratori, e antifascisti.

Sei compagni sono rimasti assassinati; 79 gravemente feriti, ‘di cui alcuni in pericolo di morte. Oggi a Brescia la federazioneCGIL-CISL-UIL. aveva indetto uno sciopero generale provinciale in risposta al criminale susseguirsi di attentati e provocazioni fasciste che nelle ultime settimane si erano avute in Lombardia, ma sopratutlo a Brescia, centro di questa ondata di violenze. Tre grossi cortei (complessivamente oltre 10 mila persone hanno sfilato oggi per il centro della città), si erano mossi
dopo le 9 da Piazzale Garibaldi, Porta Trento, e Piazza della Repubblica per confluire nella piazza centrale della Loggia dove era previsto un comizio convocato dal comitato unitario antifascista: Le parole d’ordi-ne, i cartelli, gli sJogans per la messa fuori legge del MSl avevano caratterizzato tutto l’andamento della manifestazione. Sul palco, per il comizio conclusivo, aveva appena preso la parola il segretatario della FLM Castrezzati quando, alle 10,30, un enorme boato, una spaventosa deflagrazione ha mozzato le parole dell’oratore: un ordigno a orologeria è esploso presso i portici della Torre dell’orologio, dalla parte opposta del palco, dentro a un cestino per la carta straccia dove era stato collocato. Le colonne del portico hanno fatto da schermo, contribuendo a proiettare la forza dell’esplosione nella piazza gremita. Chi ha progettato l’attentato ha voluto raggiungere la certezza del massacro: il luogo dove è stato posto l’ordigno si trova infatti in un angolo della piazza che è sempre affollato nel corso delle manifestazioni; stamattina poi la pioggia che aveva battuto in modo insistente sul corteo aveva spinto molti compagni a trovare riparo presso i portici dove è avvenuta l’esplosione.

E’ stata una carneficina. Centinaia di persone ferite, dilaniate dallo scoppio, scagliate a molti metri di distan.za dall’esplosione. Le sirene delle autoambulanze hanno cominciato a echeggiare disperatamente, a terra corpi inanimati, straziati, resi irriconoscibili dalla potenza dell’ordigno.

Nella città percorsa da un’ondata di sgomento; cominciavano intanto le prime reazioni alla criminale strage fascista. Dalla camera del lavoro partiva l’indicazione di prolungare lo sciopero. generale provinciale fino alle 24 in tutte le fabbriche e gli uffici, e di procedere all’occupazione di tutti gli stabilimenti, per preparare la grandiosa risposta di massa per domani. La .indicazione veniva raccolta dovunque, mentre da ogni centro della lombardia si accavallavano notiize di analoghe iniziative.

Quanti sono i morti? Per tutta la giornata si sono susseguite le notizie contradittorie provenienti dall’ospedale e dall’obitorio di Brescia. Ora, al momento di andare in macchina si parla di 6 morti certi, ma sono in molti, anche alla camera del lavoro, che temono che essi saranno di più. E’ certo che tra i 78 feriti , rimasti a terra sanguinanti dopo l’esplosione, alcuni sono gravissimi. L’identificazione dei cadaveri è stata spesso difficile, tanto i corpi erano dilaniati , Una delle sei vittime è ancora senza un nome.

Degli altri 5 compagni assassinati uno è un pensionato dell’lNPS di 70 anni, Cihe si chiama Euplo Natali; gli altri sono tutti compagni insegnanti della CGIL-Scuola. Il compagno AIberto Trebeschi, che era membro del direttivo della CGIL-Scuola, ed insegnava fisica all’ITI di Brescia è morto dilaniato dall’esplosione insieme alla moglie Clementina Calzolari; così la compagna insegnante Livia Bottardi Milani. Nell’esplosione ha trovato anche la morte la compagna Giulietta Banzi, una delle più note e capaci militanti della sinistra rivoluzionaria di Brescia, che faceva parte di Avanguardia Operaia. Giulietta era appena rientrata a Brescia da Ariccia dove aveva preso parte, come delegata nazionale, al
congresso della CG’IL-Scuola.

Mentre scriviamo è in corso in una sala gremita della camera del lavoro l’attivo convocato dalle organizzazioni sindacali. Inaudito il comportamento della polizia subito dopo la strage. Non era trascorsa nemmeno mezz’ora dal massacro che 4 compagni di Lotta Continua venivano fermati mentre si trovavano a bordo di un furgoncino pieno di materiale di propaganda.

Successivamente sono stati rilasciati, ma poco dopo la polizia ha imbastito una provocazione ancora peggiore iniziando una serie di perquisizioni presso le abitazioni di dirigenti dell’ANPI e dei sindacati.

Questa circostanza è stata denunciata nel corso del pomeriggio nella conferenza stampa del comitato unitario antifascista che aveva promosso la manifestazione del mattino.

Sembra che i carabinieri si siano messi in moto sulla pista nera individuata dalle indagini della procura bresciana. A questo proposito va segnalato un minaccioso messaggio che è stato recapitato questa mattina prima della strage alla redazione dei due giornali cittadini. Il messaggio, firmato “Ordine Nero, gruppo Anno zero” contiene “una lista di persone condannate a morte” e afferma che “la sentenza è da oggi eseguibile”. Il comunicato termina con la macabra affermazione: “Chi non sparge sangue sulla propria terra sarà sempre schiavo”.

Occorre aggiungere che questa mattina a Brescia è stata trovata una seconda bomba. L’ordigno era stato posto nell’asilo di via Chiusure; soltanto per un caso gli artificieri sono riusciti a disinescarlo prima che
scoppiasse.

Un ordigno è esploso a Milano questa mattina, vicino al garage gestito da Carlo Fumagalli. Nella zona è stato trovato un volantino firmato SAM (Squadre di Azione Mussolini).

UN DEBITO GRANDE

A Brescia la furia fascista ha compiuto il più orrendo fra i suoi crimini. Ha rinunciato ai camuffamenti, si è voluta firmare senza equivoci. Come nella tentata strage alla scuola elementare slovena di Trieste, come nelle bombe disseminate in lungo e in largo durante la campagna elettorale.

Le vittime di questo massacro sono bambini, donne, operai, militanti antifascisfii, che a viso aperto e serenamente testimoniavano il loro sdegno per la violenza nera. Queste vittime lasciano un debito grande alla classe operaia e agli antifascisti.

Tutta l’Italia, oggi, scenderà in sciopero, riempirà le piazze. Bisogna che questo sciopero generale sia davvero forte come esige q.uel debito. Bisogna che questo sciopero generale segni una netta svolta per la lotta antifascista nel nostro paese. Bisogna che esso dimostri che i proletari e gli antifascisti non si uniscono per chiedere soccorso allo stato, ma per esercitare la giustizia antifascista. Bisogna che esso si impegni a non concedere libertà ai criminali squadristi, ai loro mandanti. Bisogna che esso riprenda con forza la rivendicazione che sia sciolto il partito fascista di Almirante. .

Di fronte alla strage di Brescia, tornano fuori, come in un gioco del pendolo, le frasi d’occasione suffa democratizzazione dello stato, dei corpi separati, e via dicendo. Che cosa vogliono dire questi frasi? Perché non si fanno nomi e cognomi, perché non si fissano scadenze ultimative? I socialisti, grandi produttori di frasi, affermano che dopo il referendum le rivendicazioni civili e democratiche non possono più essere eluse. Perché allora non si esige che vengano destituiti e incriminati i funzionari di polizia e dei carabinieri coinvolti nelle trame nere? Perché non si scioglie l’Ufficio Affari Riservati, dando pubblicità al suo operato e ai suoi archivi? Perché non si denuncia l’azione illegale ed eversiva di tanti funzionari del SID? Perché non si impone che sia garantito il diritto all’organizzazione democratica dei soldati nelle caserme? Perché non si impone che i dirigenti dei corpi dello stato, dei corpi di polizia, o i gerarchi militari, siano nominati sulla scorta di una informazione e discussione pubblica sul loro passato, sulle loro posizioni, sui Ioro obblighi? Perché non si impedisce che i corpi di polizia e militari si addestrino sistematicamente a funzioni re:pressive antidemocratiche? Perché non si rifiuta la confisca democristiana e amerikana dei ministeri che controllano i corpi separati?

E’ troppo facile rispondere. Le avocazioni parlamentari per il petrolio, per la Montedison, stanno a mostrare che cosa intendono i nostri governanti per democratizzazione dello stato. Per spezzare la rete di comp!icità e di ricatti che salda l’uno all’altro i diversi anelli del potere, non c’è altra forza all’infuori dell’iniziativa del movimento di classe e antifascista. Quella forza che oggi riempie le piazze, col cuore gonfio di dolore per la distruzione di tante vite fiduciose in una società giusta, con la promessa di render loro giustizia.

Un momento dei funerali delle vittime della strage

Leggi: L’ultima inchiesta sulla strage di piazza della Loggia a Brescia. La regia della Nato nella strategia della tensione – di Saverio Ferrari, da sinistrasindacale.it