Cile, il referendum del 4 settembre sulla nuova Costituzione e l’eco di una campagna sporca

di Cristian González Farfán, corrispondente da Valparaiso (Cile) per il quotidiano urugayano “Brecha” del 12 agosto 2022, traduzione di Marco Sbandi

A poco più di due settimane dal voto sulla nuova Costituzione, la strategia di disinformazione dei gruppi più conservatori si sta rafforzando, con il consenso della maggior parte dei media tradizionali.

“I lavoratori non saranno più i detentori del loro risparmio pensione” [in Cile è in atto un modello di capitalizzazione individuale e privata, il che dà piena importanza a questa affermazione, ndt]. Questa dichiarazione fatta da Bernardo Fontaine [eletto nell’11° distretto della regione metropolitana, ndt] allora ancora membro di destra della Assemblea Costituente – è stata pubblicata il 31 marzo all’una dal giornale popolare Las Ultimas Noticias (LUN) e ha segnato una tappa importante della “campagna di denigrazione” contro il processo costituente.

Questo processo culminerà il 4 settembre con una giornata storica: il referendum conclusivo nel corso del quale il popolo cileno deciderà di approvare o respingere la proposta di nuova costituzione messa a punto dalla Convenzione costituzionale, oggi dissolta. [Il 4 luglio 2022 la proposta di nuova costituzione è stata consegnata al presidente della Repubblica, Gabriel Boric Font, ndt]

Questa affermazione che costituiva il titolo di un’intervista che Bernardo Fontaine ha accordato a Las Ultimas Noticias – che fa parte del consorzio giornalistico ultraconservatore El Mercurio – è stata istantaneamente smentita da diversi membri anziani delle liste più progressiste della Assemblea Costituente. “Il tipo di disinformazione fatto da Bernardo Fontaine è disdicevole; semina l’incertezza nel momento il cui il Paese ha bisogno di un lavoro più cooperativo. E’ falso”, ha commentato il giorno stesso su Twitter l’ex vice-presidente della Assemblea Costituente [da luglio 2021 a gennaio 2022] Jaime Bassa [costituzionalista riconosciuto, che ha fatto campagna per la candidatura di Gabriel Boric, membro della formazione Convergenza Sociale, ndt].

Fino a lì, le fake news e la disinformazione sulle proposte costituzionali erano pane quotidiano. Il commento di Bernardo Fontaine ha gettato benzina sul fuoco perché “è stato inserito in un media tradizionale” mentre le fake news “avevano come fonte e si diffondevano principalmente sulle reti sociali”, ha dichiarato allora a El Mostrador Patricio Duran, giornalista e analista di dati per la Fondazione Interpreta.

Questa constatazione è il risultato di uno studio condotto dalla Fondazione Interpreta e dalla Piattaforma Contexto sulle fake news e la disinformazione diffuse dai media tradizionali sulle reti sociali tra il 1° gennaio e il 23 giugno 2022. Mentre durante il periodo studiato 876 “notizie” pubblicate da 103 media di grande diffusione hanno fatto riferimento alle fake news e alla disinformazione, il picco di citazioni (cioè 32) si è verificato il 31 marzo, quando l’intervista di Bernardo Fontaine è apparsa su Las Ultimas Noticias.
Secondo questo studio, a partire da quel giorno i commenti su questo soggetto sono aumentati del 671% rispetto ai mesi precedenti. “Si può parlare di una ‘guerriglia digitale’ contro l’Assemblea Costituente che è cominciata dal primo giorno del suo insediamento, e anche prima, quando degli hashtag come #rechazodesalida [ndt rifiuto della approvazione, ndt] hanno cominciato a diffondersi insieme agli attacchi ad alcuni membri della Assemblea Costituente. Noi pensiamo che non si tratti di un fenomeno isolato ma della strategia di un settore politico, in base al modello con il quale le campagne di disinformazione vengono utilizzate nel mondo. Per affermarlo ci basiamo sul fatto che il movimento di questi hashtag è coordinato da determinati gruppi che provocano la diffusione di dichiarazioni e opinioni che attaccano la Convenzione per la Costituzione” ha dichiarato Patricio Duran a Brecha.

Claudio Fuentes, coordinatore della piattaforma Contexto e professore alla Università Diego Portales (UDP), condivide questa analisi. In una conversazione con Brecha, egli identifica due tappe in questa campagna deliberata di denigrazione: “La prima, tra luglio 2021 e febbraio 2022, quando la campagna mirava, sia sulle reti sociali che nel dibattito pubblico, a screditare la Convenzione per la Costituzione (Assemblea Costituente). Negli ambienti della destra c’era un settore più favorevole a presentare proposte ed uno che ridicolizzava il processo costituente. Dopo il febbraio 2022 è cominciata una nuova tappa di disinformazione riguardante il contenuto della nuova Costituzione. E’ allora che le prime disposizioni, il primo progetto e la versione finale hanno cominciato ad apparire”.

Claudio Fuentes aggiunge tuttavia una precisazione riguardo al contenuto che circola sui social: “E’ necessario distinguere le fake news , che sono delle false notizie provenienti da diverse fonti, di persone anonime, generalmente con la scelta di respingere il progetto finale (al referendum), dalla disinformazione, che consiste nel fornire un’informazione parziale su certe disposizioni o nel presentare in maniera distorta ciò che dice il testo costituzionale e fare delle esagerazioni sul progetto e i suoi effetti” argomenta l’esperto della UDP. Patricio Duran condivide questo giudizio, nel senso che non tutte le informazioni non esatte possono essere ritenute fake news.

Comunque, aggiunge Patricio Duran, il contesto di crisi sociale che attraversa il Cile e la serie di processi elettorali dell’ultimo periodo costituiscono un terreno propizio per questa campagna sporca sui social, la cui origine storica si situa nell’emisfero Nord. “Queste campagne di disinformazione sono cominciate tra il 2016 e il 2017, rispettivamente con la Brexit e l’elezione di Donald Trump. Furono questi gli scontri più appassionati; nel 2017 il concetto di ‘fake news’ è stato inventato ed è stato scelto come espressione dell’anno. In Cile, dopo una mobilitazione sociale (nell’autunno 2019) e con numerose elezioni, le fake news hanno fatto parte delle campagne politiche e sono diventate predominanti per i settori di destra” spiega l’analista della Fondazione Interpreta.

Per Fuentes è difficile indagare sulla origine delle campagne di disinformazione e non è possibile determinare con certezza se esista, per esempio, un partito di destra che finanzi le fake news; ciò che si può notare, secondo il professore della UDP, è che i settori di destra sono maggioritari nella diffusione di questo tipo di contenuto.

Secondo Duran le “aberrazioni” più mediatizzate diffuse dai grandi media e dai rappresentanti della destra cilena vanno dalla espropriazione dei fondi-pensione – alla quale fa allusione l’ex- membro della Costituente Bernardo Fontaine – alla insistenza sul fatto che la nuova Costituzione decreterebbe la fine della proprietà privata, mentre al contrario il testo costituzionale consacra esplicitamente questo diritto.

Nell’ottobre 2021, una eletta di destra – non facente parte della Costituente – la ex senatrice Ena von Baer (dal 2014 al 2022) eletta in seguito ad una campagna elettorale finanziata dal settore minerario, – ha anche diffuso una falsa notizia su una presunta proposta approvata dalla Costituente che avrebbe cambiato la bandiera, la moneta e l’inno nazionale. Ora, una tale iniziativa non era stata neanche discussa in seduta plenaria dalla Costituente e non figura nella proposta finale della nuova Costituzione.

Inoltre nel corso degli ultimi mesi dei depliants con il logo del progetto della nuova Costituzione sono stati segnalati: essi diffonderebbero un contenuto falso tendente a seminare il panico nel pubblico.

Il ruolo opaco dei media tradizionali

Il tema della campagna ‘sporca’ contro il processo costituente è stato ripreso più volte nei media tradizionali, come nel caso già citato della prima pagina di Las Ultimas Noticias. A questo riguardo, la vice-presidente della Associazione Cilena dei Giornalisti, Rocio Alorda, ha dichiarato a Brecha, che “la stampa scritta ha sviluppato una agenda molto conservatrice in termini di contenuto e di attribuzione degli spazi a certi settori. E’ essenzialmente ciò che ha sempre fatto. In Cile abbiamo un oligopolio di due consorzi (Copesa e El Mercurio) che hanno difficoltà ad aprirsi ad altri punti di vista a causa delle loro linee editoriali. Ciò che appare sulla stampa scritta ha peso sul registro delle informazioni perché costituisce, tra l’altro, il materiale che viene commentato alla radio”.

Per Claudio Fuentes “bisogna aspettarsi che i media siano più inclini al rifiuto del progetto di nuova Costituzione perché c’è una forte concentrazione della proprietà, con dei gruppi economici particolari tendenti pregiudizialmente a destra”. La televisione, secondo Fuentes, ha un “effetto amplificatore” di questo discorso, perché “resta il principale mezzo di informazione”. Egli lamenta la mancanza di un sistema di verifica dei fatti invocati nei programmi dei dibattiti televisivi sul prossimo referendum, per non cadere nella più grande disinformazione o nelle fake news già presenti nella situazione politica.

A questo stadio, Rocio Alorda percepisce tuttavia una certa apertura dello spazio televisivo verso nuove rappresentazioni e nuovi contenuti. “Questa nuova esperienza della Assemblea Costituente implica l’uscita dalla logica binaria nella quale ci troviamo dopo il recupero della democrazia” dichiara la vice-presidente della Associazione dei giornalisti. “Questa apertura” aggiunge “non viene naturalmente dal mondo della televisione, ma risponde alle domande di una cittadinanza più attiva e più esigente”.

“E’ stato difficile per i media rendere pienamente visibili questi nuovi attori e queste nuove attrici della scena sociale ma constatiamo da poco una maggiore rappresentazione degli altri volti della Assemblea Costituente, e non soltanto di quelli con un passato più mediatizzato. Bisogna dire che questi nuovi attori, per esempio gli eletti e le elette alla costituente provenienti dagli ambienti regionali, sono più presenti sui media regionali” aggiunge Rocio Alorda. Malgrado tutto, dice lei, una logica binaria prevale alla televisione che, in un tentativo di equilibrio, dà una tribuna, per esempio, ai rappresentanti della ex Concertacion e della destra, a danno delle voci provenienti dai movimenti sociali. “Queste voci hanno ancora difficoltà a trovare spazio nei media”, afferma Rocio Alorda che spera in una discussione più aperta sugli articoli del progetto di Costituzione che hanno un impatto diretto sui territori e la vita della gente, perché vi si “parla molto della salute e delle case, ma la Costituzione ha anche altri argomenti, come i conflitti ambientali e l’accesso ai beni comuni”.

Claudio Fuentes osserva che il racconto delle fake news, amplificato da diversi media, si è diluito nel corso del tempo. Nel suo lavoro di coordinatore della piattaforma Contexto ha potuto constatare sul campo: “Nel corso delle prime settimane abbiamo notato questi scambi basati sulle fake news. Ora, molta gente, con scetticismo, pone la domanda: le notizie sono vere o false. Il fatto che la gente cominci a fare distinzione tra le due significa che ne ha coscienza. Le false notizie hanno raggiunto un tale livello di saturazione, che alcune sono semplicemente troppo ridicole”.

La Costituzione, un best-seller

Uno dei sistemi per contrastare la campagna contro l’Assemblea Costituente consiste nel diffondere il vero testo della Costituzione. A questo proposito il Cile ha stabilito un record ineguagliato: nella settimana dal 29 luglio al 4 agosto il progetto di nuova Costituzione era il libro non di narrativa più venduto nel Paese, secondo la classifica fatta da El Mercurio. Un best-seller.

“In effetti esiste un vero interesse da parte della gente per sapere ciò che il testo dice realmente. E’ questo che ha suscitato questo record di vendite” spiega Claudio Fuentes. La stampa dei testi ha diversi formati e non è fatta solo dal commercio formale, ma anche nella strada, nelle piazze, nei parchi, in breve nello spazio pubblico. Per ciò che riguarda il primo esempio, la celebre casa editrice LOM ha cominciato stampando 1000 esemplari del testo ufficiale che è stato consegnato il 4 luglio, in occasione di una cerimonia ufficiale, al presidente Gabriel Boric. Le copie sono state vendute in poche ore. L’ultimo bilancio di luglio parla di 80.000 copie vendute e di file di attesa interminabili davanti alla libreria LOM, situata nel quartiere pittoresco di Concha y Toro, a Santiago.

La Libre Arte è una altra libreria che, dal primo minuto, si è messa al servizio della diffusione del testo. Anche dopo il primo progetto, che non era stato ancora esaminato dalla commissione di armonizzazione, fino al progetto finale. “L’ho stampato in fotocopie e, se qualcuno lo voleva, chiedevo di pagare ciò che poteva. Ci sono state persone che hanno pagato 1.000, 5.000 o 10.000 pesos [rispettivamente 1, 6 o 11 dollari, ndt]. L’ho esaurito in due ore e ho deciso di farne il libro. Ho stampato 1000 libri e li ho esauriti in una settimana”, si ricorda il proprietario della Libre Arte, Cesar Padilla. Poi, quando il testo finale è stato approvato, quello che sarà sottoposto il 4 settembre al referendum – l’ha stampato massicciamente in quattro modelli, dei quali uno con copertina rigida ed un altro in formato rivista, in caratteri piccoli, ma al prezzo di 990 pesos [meno di un dollaro]. La Libre Arte ha mandato esemplari negli angoli più reconditi del Paese, dove i Comuni e le organizzazioni popolari chiedono di distribuirlo alle comunità. Questi esemplari hanno raggiunto Arica, all’estremo nord, e Punta Arenas, all’estremo sud, passando per l’isola Robinson Crusoe dell’arcipelago Juan Fernandez, un territorio insulare cileno.

Tuttavia il caso che ha sconvolto di più Cesar Padilla, e che rivela un vero interesse a disporre di una propria copia del testo, è stato quello di un venditore ambulante che passa una mattina davanti al negozio per chiedere il prezzo di una copia della nuova Costituzione. “5.000 pesos”, ha risposto Padilla. Alle 6 della sera dello stesso giorno l’uomo è riapparso nel negozio, situato in via San Antonio, nel cuore del centro della città di Santiago. “Mi ha consegnato 3000 pesos in pezzi da 500, 100, 50 e 10 pesos. E, dato che non aveva tutto il denaro sufficiente, mi ha dato 20 calugas [caramelle, ndt] che egli produceva e vendeva. Mi ha pagato in calugas perché non aveva abbastanza soldi” ricorda Cesar Padilla con emozione.