Elezioni mid-term Usa, i giovani hanno votato in massa

Stati Uniti: i radicali e i socialisti vincono le elezioni di metà mandato!

di Yorgos Mitralias

I titoli della stampa internazionale sull’esito delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti non sono sbagliati: sì, il tanto atteso tsunami repubblicano non si è materializzato. E i Democratici hanno retto molto meglio di quanto sperassero. Il motivo di tutte queste grandi sorprese comincia a emergere: i giovani, rompendo una tradizione pluridecennale, si sono presentati in massa al voto. E per di più, hanno votato in massa per i Democratici. Ma, attenzione: per i democratici e non per Biden, la cui popolarità continua a crollare secondo tutti i sondaggi e persino secondo gli exit poll.

Infatti, gli exit poll rivelano che, se non fosse stato per il voto degli americani tra i 18 e i 29 anni, il risultato elettorale avrebbe pienamente confermato le previsioni di un’ “ondata repubblicana”. Ecco il perché e il percome secondo un exit poll della CNN:

Gli elettori di età superiore ai 65 anni avreebbero dato ai repubblicani un vantaggio di 13 punti. Anche la fascia di età compresa tra i 45 e i 64 anni avrebbe dato ai repubblicani un vantaggio di 11 punti. Le persone di età compresa tra i 30 e i 44 anni, invece, avrebbero dato ai democratici un leggerissimo vantaggio di 2 punti. Ma i giovanissimi tra i 18 e i 29 anni hanno fatto la differenza, dando ai democratici un vantaggio di ben 28 punti! In breve, la “Generazione Z”, cioè i giovani nati all’incirca tra il 1997 e i primi anni del 2000, ha fatto un ingresso drammatico nella vita politica del Paese!

Qui un’interessante analisi disaggregata NBC News degli exit poll per età, genere, raggruppamento etnico, livello di istruzione…

Non sorprende quindi che i primi a beneficiare del voto di questi giovani siano stati i democratici più a sinistra. Soprattutto quelli che fanno parte di “the Squad”, la “Squadra”, il gruppo di deputati e deputate radicali e socialisti emersi dopo la prima campagna presidenziale del senatore Bernie Sanders (a cui lo scrittore e esperto di comunicazione social Francesco Foti ha dedicato un libro: “La squadra. Il futuro del progressismo in America”, ed. People 2022, ndr). Sono stati rieletti con vittorie schiaccianti. La più nota, Alexandria Ocasio-Cortez di New York, è stata rieletta con il 70,6% dei voti. Rashida Tlaib, di origine palestinese, ha fatto meglio in Michigan con il 73,7%. La radicale Ilhan Omar, di origine somala, in Minnesota con il 75,2%. L’afroamericano Jamaal Bowman con 65,4 a New York. L’infermiera afroamericana Cori Bush con il 72,8% in Missouri. E l’afroamericana Ayanna Pressley con l’84,5% in Massachusetts!

Al momento in cui scriviamo, a poche ore dalla chiusura dei seggi, non è possibile avere un’idea definitiva degli altri successi elettorali dei candidati radicali affiliati al Partito Democratico. Tuttavia, possiamo citare il caso dell’afroamericana Summer Lee, che ha creato una sorpresa in Pennsylvania, battendo il repubblicano in carica con il 55,7% dei voti. Va notato che la (famigerata) lobby di destra AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) ha fatto scalpore sostenendo, secondo la Jewish Telegraphic Agency, la campagna dell’avversario repubblicano di Summer Lee con oltre 1 milione di dollari. L’AIPAC ha giustificato la sua mossa con le seguenti parole: “Ci opponiamo a Summer Lee per le sue pericolose opinioni sull’alleanza USA-Israele”. Secondo i media statunitensi, Summer Lee si unirà a the Squad

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