Mahabad, le barricate erette dai rivoltosi

Iran, è una rivoluzione: città in mano ai dimostranti, sciopero generale

di Sauro Di Giovambattista, da bresciaanticapitalista.com

Le immagini che giungono dall’Iran mostrano un paese fuori controllo, con un governo frastornato dall’ampiezza e dalla durata della mobilitazione, con le forze repressive spesso allo sbando.

La svolta si è avuta nell’avvicinarsi del 15 novembre quando è iniziato lo sciopero generale di tre giorni. Nei giorni precedenti le azioni di protesta sono diventate più dure, con alcune uccisioni di pasdaran e di religiosi. Lo sciopero è stato imponente, non solo seguito dalle scuole, dalle università, dalla piccola e grande distribuzione, con città fantasma, ma anche con parti rilevanti della classe operaia dell’industria che hanno incrociato le braccia.

Le azioni repressive sono state diversificate (come già scritto in un articolo precedente), le forze del governo, da quello che si capisce, sono state concentrate nel Kurdistan iraniano, nel Baluchistan, tradizionalmente ostili al regime, e nel sud arabo dove è concentrata l’industria petrolifera. Kurdistan e Baluchistan è dove si sono avute le manifestazioni più radicali (in alcune città vere insurrezioni) e il maggior numero di vittime, a centinaia. Nelle grandi città farsi le mobilitazioni sono state altrettanto ampie, ma con scontri di minore entità con presenza di polizia e pasdaran limitata (diversi morti anche qui, in particolare sono agghiaccianti le immagini di alcune “guardie della rivoluzione” che sparano nel mucchio in una fermata della metropolitana di Teheran, sede di molte scene di protesta).

Teheran. la folla scappa dalla banchina della metropolitana sotto il fuoco delle “guardie della rivoluzione”

Da ieri 19 novembre nuovi scioperi in gran parte del paese. Mahabad 170.000 abitanti a maggioranza curda ieri era in mano ai manifestanti che hanno eretto barricate e trincee. Nella serata è stata tolta l’energia elettrica a tutta la città e sono affluiti mezzi e uomini dei pasdaran, della polizia e reparti scelti dell’esercito. I manifestanti hanno incendiato le barricate e le strade per illuminarle. In una situazione molto confusa si sono sentiti per alcune ore fitti colpi di arma da fuoco e qualche colpo di arma pesante. Si teme che ci siano molti morti. In mattinata le manifestazioni sono riprese con molta forza, i pasdaran sembra siano stati respinti, e in seguito i reparti speciali dell’esercito e della polizia hanno lasciato la città salutando (fraternizzando?) i manifestanti che facevano ala festante al loro passaggio. Sembra che nel pomeriggio sia iniziato un repulisti della città, il governo denuncia saccheggi di negozi case e attività dei suoi sostenitori.

Il governo denuncia saccheggi ai danni dei beni dei suoi sostenitori, ma anche di banche in varie città non solo del kurdistan e Baluchistan, ma anche a Tabriz, Isfahan, e altre grandi e medie città farsi come la città natale di Komeini dove è stata saccheggiata e bruciata la sua casa natale.

Un video del quotidiano indiano Hindustan Times sugli scontri di Mahabad

Il governo degli ayatollah denuncia il dilagare nel paese, di quello che secondo lui è terrorismo e chiede solidarietà e aiuto internazionale ai governi di tutto il mondo. I governi “occidentali” non sono insensibili alle sue necessità, infatti nessun passo è stato fatto per chiedere conto delle centinaia di morti, migliaia di feriti e degli oltre 14.000 arrestati dal 16 settembre, inizio delle proteste per l’assassinio di Mahsa Amini da parte della polizia religiosa (a fronte di solo 30 vittime tra le forze repressive e tra i religiosi).

Gli stessi mass media sono restii a dare notizie, nonostante la gravità della situazione che si approfondisce di giorno in giorno, e alle imponenti mobilitazioni in tutto il mondo a sostegno della rivoluzione iraniana.

Gli affari di Eni e di tanti altri industriali italiani nel paese sono rilevanti (nonostante le sanzioni di facciata) e consigliano un basso profilo, anche perchè una rivoluzione, qualsiasi ne sia l’esito, è sempre un problema per gli affari.