In ricordo di Adil e di Abd Elsalam

Un anno fa, proprio il 18 giugno del 2021, a Truccazzano, alle porte di Novara, Adil Belakhdim, coordinatore del SiCobas di Novara, durante un picchetto di sciopero, veniva deliberatamente travolto e ucciso da un camionista aizzato dalla canea padronale. 

Giusto circa 5 anni prima era stato ucciso in circostanze del tutto analoghe (presidio dei lavoratori e camion che forza in maniera criminale il presidio) Abd Elsalam Ahmed Eldanf, delegato USB di un magazzino della logistica di Piacenza.

Il camionista che ha ucciso Adil ha scontato un po’ di giorni di arresti domiciliari, ed ora attende in libertà il processo ormai definitivamente derubricato a “omicidio stradale”, processo che potrà al massimo macchiare la sua fedina penale ma che certamente non comporterà conseguenze sul piano della reclusione. Ma molto probabilmente anche quel processo finirà com’è finito quello per l’uccisione di Abd Elsalam, cioè con l’assoluzione “per insufficienza di prove”.

Naturalmente, nessuna conseguenza penale sfiorerà i responsabili e i proprietari dei magazzini da cui sono usciti in corsa i camion assassini, coloro che avevano orchestrato la campagna antisindacale che ha guidato le mani omicide dei camionisti.

Nessuno, se non le organizzazioni sindacali direttamente coinvolte, ricorda quegli omicidi. Nessuno punta il dito contro un sistema che criminalizza l’organizzazione di una sciopero e di un picchetto, ma non fa niente contro le azioni padronali volte a farli fallire, a terrorizzare le lavoratrici e i lavoratori che vi partecipano, contro coloro che assoldano squadracce specializzate nelle azioni antipicchetto, contro coloro che invocano l’intervento delle “forze dell’ordine” per far fronte ad un diritto che formalmente è tutelato dalla costituzione.

Nessuno. Tanto meno le “grandi” organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, che hanno dedicato a quegli omicidi niente più di qualche scarno comunicato stampa la cui stesura è stata affidata a qualche scribacchino dei piani bassi dei palazzi. Landini dichiarò un anno fa: “La morte del sindacalista Adil Belakhdim è un fatto gravissimo e inaccettabile. Il mio primo pensiero va alla famiglia, alla quale esprimo cordoglio e vicinanza”. Ma niente di più. E infatti niente seguì. D’altra parte Landini non vuole o non riesce ad opporsi ormai più a nulla, pur continuando a dichiarare che la Cgil è “il più grande sindacato italiano con oltre 5 milioni di iscritti, un baluardo contro l’aumento delle diseguaglianze sociali e la precarietà dei contratti” (dal sito cgil.it).

Che dire? Piangere o sbellicarsi dalle risa?