I soldi non mancano, basta sapere dove stanno

Mentre tra i principali partiti impegnati nella campagna elettorale si scatenano le polemiche sugli argomenti più disparati, e si litiga sull’argomento “Sì, ma i soldi dove li troviamo?”, la soluzione sarebbe semplice se si perdesse qualche minuto a leggere le cifre rilevate non da qualche sindacato conflittuale o da qualche populista estremista, ma diramate, con tutta l’ufficialità possibile – udite udite! – dal Janus Henderson Investors, uno dei tanti gruppi di asset management globale con sede nella City di Londra.

Da quelle cifre si conferma in modo clamorosola realtà di una crescita esponenziale dei dividendi distribuiti agli azionisti a fronte di una dinamica salariale ovunque ben al di sotto del tasso di inflazione, e dunque che la forbice delle disuguaglianze in Italia (e nel mondo) si allarga sempre più.

Ecco le cifre ordinate in una semplice tabella

PaeseCrescita
dei dividendi
2022 / 2021
Crescita attesa
dei salari
2022 / 2021
Tasso di
inflazione
2022 / 2021
Perdita potere
d’acquisto
2022/2021
Dinamica
profitti su

dinamica salari
Belgio25,1%5,9%10,4%– 4,5%4 volte
Finlandia16,7%3,2%8%– 4,8%5 volte
Francia32,7%3,8%6,8%– 3%9 volte
Germania36,3%3,4%8,5%– 5,1%11 volte
Irlanda7,1%3,8%9,6%– 5,8%2 volte
Italia72,2%3,7%8,4%– 4,7%20 volte
Olanda23,4%3%11,6%– 8,6%8 volte
Spagna97,7%3,3%10,7%– 7,4%30 volte
Svezia8,8%0,7%8,3%– 7,6%13 volte
Europa28,7%3,8%9,8%– 6%7 volte
I dati sono ricavati dalla banca dati AMECO della Commissione europea

Dunque, gli incassi medi degli azionisti europei sono aumentati del 28,7% rispetto all’anno scorso mentre gli aumenti salariali medi su cui possono sperare le lavoratrici e i lavoratori del continente sono attorno al 3,8%, cioè poco più di un terzo dell’aumento del carovita (9,87%).

L’aumento dei profitti è oltre sette volte maggiore dell’aumento (peraltro solo nominale) dei salari. E questa è solo la media europea. In Italia l’incremento dei profitti è venti volte maggiore di quello dei salari, in Spagna trenta volte maggiore. Si tratta di miliardi di euro

E non dimentichiamo che, mentre i dividendi (qualunque sia la loro consistenza) sono tassati al 26%, i salari, al contrario sono assoggettati ad un prelievo fiscale medio ben superiore a quella soglia.

A lavoratrici e lavoratori che rivendicano un adeguamento delle retribuzioni si risponde “Ma vi sembra questo il momento per chiedere di più?”, proprio mentre impunemente i ricchi si arricchiscono sempre più, e senza fare niente.

C’è un’altra importante differenza da segnalare in particolare in Italia. Mentre i rappresentanti dei padroni (uno fra tutti, Bonomi, l’ineffabile presidente di Confindustria), nonostante l’impressionante arricchimento, non smettono di piangere e di esigere sussidi e aiuti da parte del governo, i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori restano inerti.

Naturalmente lo scarto tra la dinamica dei profitti e quella dei salari continua a modificare, a tutto vantaggio delle classi dominanti e a danno di quella lavoratrice, la ripartizione dei frutti del prodotto interno lordo e della “ricchezza nazionale”.

Ecco dunque dove stanno i soldi, dove attingere per affrontare con le necessarie risorse la crisi, quella postpandemica, quella energetica, la povertà, la disoccupazione, il disastro ecologico…