La grafica del ventennio per sostenere la candidatura di Caio Giulio Cesare Mussolini (pronipote del più noto Benito) alle elezioni europee del 2019

Postfascisti italiani al potere

I vecchi demoni del periodo tra le due guerre sono tornati in Europa

di Yorgos Mitralias

“I giorni del 1922? Non ancora, ma l’Italia è sulla buona strada per ‘celebrare’ tra quattro anni il centenario dell’ascesa al potere di Mussolini e del suo movimento fascista con un regime che gli assomiglierà – o quasi!” Con questa frase premonitrice come monito, abbiamo aperto il nostro articolo scritto all’indomani delle elezioni italiane del marzo 2018 (in francese), vinte dalla Lega di Salvini. Quattro anni dopo, cioè oggi, dobbiamo ammettere che – ahimè – la nostra previsione è pienamente confermata dai fatti: il centenario dell’ascesa al potere di Benito Mussolini nell’ottobre 1922 coinciderà con l’ascesa al potere della post-fascista Giorgia Meloni e del suo Fratelli d’Italia, il partito che non è altro che la continuazione del MSI fondato e guidato da Giorgio Almirante e da altre eminenze della Repubblica di Salò, l’ultimo e minuscolo stato fantoccio di Mussolini sotto l’influenza dei nazisti tedeschi!

A giudicare dalle prime “analisi” del risultato di queste elezioni da parte dei soliti “specialisti” e altri commentatori dei nostri media europei, la continuazione del nostro articolo del giorno dopo le elezioni italiane del 2018 sarebbe valida anche per il giorno dopo le elezioni del 2022: “Perché questa introduzione un po’ atipica, quando tutti parlano solo della vittoria dei ‘populisti’, del trionfo degli ‘euroscettici’, della sconfitta del ‘centro-sinistra’ e, naturalmente, del caos post-elettorale e della probabile ‘ingovernabilità’ dell’Italia? Semplicemente perché preferiamo guardare un po’ più in là della punta del nostro naso, per vedere non gli epifenomeni ma l’essenza delle cose in un momento in cui in Italia sono in gestazione sviluppi che segneranno la nostra vita anche qui in Grecia!”. E infatti, al di là del “populismo” che caratterizza intere sezioni del programma della coalizione dei vincitori delle elezioni italiane, delle loro divergenze altrimenti molto reali, e della probabile “ingovernabilità” che ne potrebbe derivare, il fatto principale di queste elezioni italiane è… che effettivamente “in Italia sono in gestazione sviluppi che segneranno la nostra vita anche qui in Grecia”, come del resto ovunque in Europa e forse nel mondo intero!

Perché? Perché l’arrivo al potere in Italia della coalizione di estrema destra dominata dai post-fascisti di Giorgia Meloni cambia la situazione in Europa, provocando un ulteriore e ancora più profondo cambiamento nei rapporti di forza a favore dell’estrema destra europea e della sua ala post-fascista. Le conseguenze saranno catastrofiche. Innanzitutto, in diversi paesi europei, il trionfo elettorale di Fratelli d’Italia approfondirà e accelererà la crisi già esistente dei maggiori partiti della destra più o meno classica (come la Democrazia Cristiana), incoraggiando le loro ali di estrema destra, che sentiranno che è arrivato il loro momento, a rivendicare la loro leadership o a dividersi, seguendo l’esempio dell’ala franchista del Partito Popolare spagnolo, che si è divisa e ha creato Vox.

Stretti tra la pressione esterna dei vari Orban europei e quella interna dei loro avversari di estrema destra, questi grandi partiti di governo diventeranno sempre più fragili e faranno quello che hanno sempre fatto quando vogliono proteggersi dalla concorrenza dell’estrema destra: imitare questa destra per batterla… sul suo stesso terreno, prendendo in prestito molti dei temi e delle pratiche delle sue politiche razziste, sessiste, ultranazionaliste e liberticide! E ovviamente, queste derive ultradestre della destra classica avranno le loro ripercussioni a Bruxelles, all’interno della Commissione europea tradizionalmente dominata dal Partito Popolare Europeo.

Ma attenzione: tutti questi eventi e sviluppi, che sono già – quasi – storici, non avverranno in un momento “normale”, ma nel bel mezzo di una crisi europea e forse globale senza precedenti dalla fine dell’ultima guerra mondiale. Una crisi accelerata, se non provocata, dalla guerra di Putin e dal suo Grande imperialismo russo contro l’Ucraina e il suo popolo. La conseguenza sarà che questa trionfante estrema destra europea, che non nasconde le sue affinità, se non il suo sostegno, a Putin e al suo regime fascista, farà sentire il suo maggior peso anche a questo livello, allineandosi con Orban per rompere l’isolamento internazionale di Putin. Insomma, va da sé che un grande beneficiario del trionfo di Giorgia Meloni è Putin e i suoi simili nel mondo. Ovvero, la Internazionale nera in divenire…(in francese)

Ma perché proprio in Italia e perché il questo maremoto elettorale post-fascista accentuato dalla virtuale scomparsa della sinistra? Come mai l’Italia del “più grande partito comunista del mondo occidentale” e dei movimenti sociali radicali e di massa si è trasformata oggi nel primo grande paese europeo con un governo di estrema destra dominato da post-fascisti? La risposta sta in quelli che potremmo definire… i successivi suicidi delle sinistre italiane. In primo luogo, il suicidio del PCI – già in crisi e più che riformista – che è stato praticamente liquidato a sangue freddo da leadership socialdemocratiche sempre più di destra in cerca di “rispettabilità” borghese, per finire – dopo molte metamorfosi – con l’attuale Partito Democratico. Un PD che non ha nulla di “sinistra”, a partire dai suoi leader: sia l’attuale Enrico Letta che il più illustre dei suoi predecessori, Mateo Renzi, sono puri prodotti della Democrazia Cristiana (DC) senza alcun legame con la sinistra italiana. Inoltre, Renzi, che non nasconde i suoi rapporti con il palazzo saudita, ha appena offerto i suoi servizi a Giorgia Meloni…

E poi, il suicidio della sinistra radicale italiana, e più precisamente del suo partito di gran lunga più importante, quello di Rifondazione Comunista, che ha iniziato il suo (fulmineo) crollo quando la sua leadership ha deciso di legare il suo destino a quello del governo molto borghese e neoliberista del banchiere Romano Prodi. Il risultato fu che Rifondazione passò in tempi record dall’enorme prestigio acquisito come espressione politica dei movimenti sociali italiani e locomotiva della sinistra radicale europea, al galoppante discredito determinato da crisi interne unite a successive sconfitte elettorali e alla fuga di gran parte dei suoi militanti.

Il buco lasciato nel “popolo di sinistra” italiano dai “suicidi” delle sue sinistre era enorme ed è stato presto riempito da demagoghi populisti o addirittura da reazionari razzisti. Dopo l’operazione “Mani pulite”, che ha contribuito all’improvvisa scomparsa dei partiti socialista e democristiano che governavano il paese, e la grave crisi economica, la società italiana, disorientata, arrabbiata e in cerca di “messia”, si è rivolta per prima a Berlusconi, il cui bilancio è stato catastrofico: Il berlusconismo, quella miscela di cinismo neoliberista, volgarità nouveau riche, razzismo e sessismo aggressivo ed estremo, e amoralismo sfrenato, ha avuto e continua ad avere il suo peso perché si è radicato nella società italiana e ora scorre nelle sue vene.

Ormai il terreno era preparato per la comparsa di altri “messia”, tanto più che Berlusconi aveva banalizzato l’estrema destra e i post-fascisti, alleandosi con la Lega Nord di Bossi e soprattutto con Alleanza Nazionale, che era succeduta al vecchio MSI, prendendo il suo leader Gianfranco Fini come vicepresidente dei suoi governi, e offrendo il Ministero della Gioventù a una giovane neofascista di nome… Giorgia Meloni. Così anche la meteora antiberlusconiana e presuntamente “antisistema” chiamata Movimento 5 Stelle non ha avuto problemi a flirtare apertamente con i neofascisti. Come quando il suo fondatore e guru, il comico Beppe Grillo, ha dato la mano al leader dei fascisti di Casa Pound e gli ha proposto di inserire i suoi “camerati” nelle liste elettorali del suo partito…

Così, a differenza di quanto è accaduto agli altri “messia” (Salvini, Grillo…) che sono andati in crisi con la stessa rapidità con cui si sono elevati, Giorgia Meloni e il suo Fratelli d’Italia sembrano – purtroppo – ben attrezzati per durare. La situazione è quindi grave e la minaccia terribile. E nulla illustra questa terribile minaccia meglio del risultato emblematico delle elezioni nel quartiere più popolare di Milano, nel comune di Sesto San Giovanni, storico bastione della sinistra, comunemente chiamato anche “la Stalingrado d’Italia”: per la prima volta, il suo nuovo deputato non è di sinistra. È figlia di Pino Rauti, il “papa” del neofascismo italiano ed europeo della seconda metà del Novecento, fondatore di Ordine Nuovo e il cui nome è stato coinvolto nei più sanguinosi atti di terrorismo neofascista degli anni della “strategia della tensione” in Italia…