Brasile, blocchi stradali e manifestazioni golpiste davanti alle caserme

di Andrea Martini

Le proteste di strada sono iniziate dopo la sconfitta di Bolsonaro alle elezioni di domenica e, al loro culmine, se ne sono contate più di 300, in ogni stato del paese. Le 48 ore di silenzio di Bolsonaro dopo le elezioni le hanno legittimate e incoraggiate. In molti casi i militanti bolsonaristi si sono scontrati con i poliziotti, che, seppure in maniera molto tiepida, sono andati a cercare di sbloccare strade e vie, alcune delle quali importanti per la comunicazione tra le grandi città. Quando martedì sera il presidente uscente ha rotto il silenzio con un breve discorso, in cui ha definito i blocchi stradali tipici delle proteste della “sinistra”, le manifestazioni sono diminuite di intensità, ma non sono finite.

Mercoledì, c’è stato un fatto nuovo. Sono stati segnalati diversi assembramenti di sostenitori di Bolsonaro di fronte agli edifici militari, per chiedere direttamente un colpo di stato. Uno degli episodi più allarmanti si è svolto nella città di São Miguel do Oeste, nello Stato di Santa Catarina, dove un migliaio di persone si sono raccolte al canto dell’inno brasiliano, mentre facevano il saluto nazista, con il braccio destro teso di fronte al comando del Reggimento di cavalleria meccanizzata della città.

Sembra che la Procura della Repubblica di Santa Catarina stia analizzando il video, virale sui social network, per identificare le persone che hanno partecipato, dato che il saluto a braccio teso costituisce un’apologia del nazismo, che è un crimine secondo la legge brasiliana. São Miguel do Oeste (40.000 abitanti) era già venuta agli onori della cronaca nazionale in aprile, quando la polizia, durante un’operazione antidroga, aveva trovato in una casa armamentario nazista e manuali per la fabbricazione di armi con tecnologia 3D.

Al contrario di Bolsonaro, che si è ben guardato nelle sue dichiarazioni di fare riferimento alla sconfitta elettorale, ha parlato il suo vice, Hamilton Mourão, che peraltro da tempo ha preso le distanze dal presidente. Coprendosi con metafore calcistiche, Mourão, oramai senatore federale eletto nello stato di Rio Grande do Sul, ha affermato che nelle elezioni di domenica era presente “un giocatore che non doveva giocare” (in riferimento a Lula che secondo lui doveva restare in carcere e interdetto dai diritti politici), ma che, “avendo accettato di partecipare a una partita in cui l’altro giocatore non dovrebbe giocare, oggi non abbiamo diritto di lamentarci. Piangere è inutile, abbiamo perso la partita”. E, riguardo alle proteste in corso nel paese, ha invitato Bolsonaro e i suoi sostenitori a “mettere la palla a terra”.

Hamilton Mourão (69 anni), che è un generale d’armata dell’esercito, membro del Partito Rinnovatore Laburista Brasiliano (PRTB), un partito che nonostante il nome è un partito di estrema destra, nazionalista e razzista, ha descritto Bolsonaro con le parole seguenti: “È una persona più incisiva, più verbosa di me. Il mio modo di fare è diverso. È sempre stato un membro del parlamento. Aveva dispute permanenti con gli altri. E continua a svolgere questo ruolo. E io non sono mai stato così” e si è detto pronto a incontrare anche Lula.