Perù, appello delle peruviane e dei peruviani in Italia

In Italia vivono e lavorano quasi 100.000 peruviane e peruviani. In questi giorni questi nostri concittadini seguono con apprensione e con passione quanto sta avvenendo nel loro paese di origine. Sono lontani fisicamente ma partecipano con il loro cuore alla straordinaria mobilitazione democratica e sociale che sta scuotendo il Perù da più di un mese e mezzo. Alcune/i di loro hanno voluto esprimere la propria vicinanza alla lotta delle loro sorelle e dei loro fratelli con l’appello che pubblichiamo qui sotto.

Di fronte alla gravissima repressione che si sta vivendo in questi giorni in Perù, che ha già causato più di 50 morti, di cui 7 minorenni, i cittadini peruviani residenti in Italia invitano i rappresentanti delle istituzioni, i parlamentari, i partiti politici, i sindacati, le organizzazioni sociali e culturali laiche e religiose e i singoli cittadini a sottoscrivere il seguente appello di solidarietà. 

Chiediamo anche il vostro sostegno finanziario per aiutare a sostenere i bisogni primari delle migliaia di manifestanti che sono giunti nella capitale da diverse regioni del paese per esercitare il loro legittimo diritto alla protesta. 

Le donazioni possono essere effettuate sul seguente conto corrente bancario: 
IBAN: IT83O0358901600010570275236 
A nome di Edda Milagros Pando Juarez 
Banca Allianzbank 

La mail per inviare le adesioni e maggiori informazioni è: solidarietaperu@gmail.com 

APPELLO ALLA SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE 
 LA PROTESTA SOCIALE È UN DIRITTO! 

Da più di 50 giorni migliaia di cittadini peruviani manifestano contro il governo di Dina Boluarte. 

La protesta è iniziata nelle città della Sierra meridionale e si è estesa ad altre regioni del paese. Pochi giorni fa, folte delegazioni, per lo più composte dai popoli Quechua e Aymara, si sono recate nella capitale, Lima, dando vita alla Marcia dei Quattro Suyos

La risposta del governo alla protesta sociale è stata una spropositata repressione, che ha già provocato più di 50 vittime, oltre a decine di feriti e arresti. 

  • Il governo di Dina Boluarte nega alla popolazione il legittimo diritto alla protesta sociale attraverso l’uso eccessivo e violento della polizia e della forza militare. I manifestanti affermano che la polizia spara per uccidere e questa versione trova conferma nei referti dei medici forensi che hanno rivelato che molti dei corpi esaminati presentano colpi precisi alla testa e al torace. Nonostante le prove, il governo continua a negare di aver commesso eccessi, difende la “condotta immacolata” della polizia e incolpa i manifestanti di quanto sta accadendo. 
  • Il governo Boluarte ha scatenato una campagna di criminalizzazione dei cittadini che protestano, definendoli terroristi, vandali e criminali. Questo discorso riporta il paese al clima sinistro del regime di Alberto Fujimori, quando furono commesse gravissime violazioni dei diritti umani. 

Fatte queste considerazioni, i firmatari di questo appello chiedono: 

  • che siano ascoltate le istanze dei manifestanti: un governo che in 50 giorni ha provocato 57 vittime, di cui 7 minori, oltre a più di mille feriti, è un governo che ha perso la sua legittimità; 
  • L’immediata cessazione della violenza e il rispetto del diritto alla vita; 
  • La fine della campagna di criminalizzazione e discriminazione dei manifestanti e il rispetto del diritto alla protesta. 

Nessuno dovrebbe morire esercitando il proprio diritto a protestare!