Brasile, le “larghe intese” di Lula e il vero bolsonarismo

Editoriale del sito Esquerda online (sito curato dalla Corrente Resistencia del PSoL), 4 febbraio 2023

Non era mai successo nella storia del Brasile che un governo si insediasse e sette giorni dopo fosse oggetto di un tentativo di colpo di stato. L’invasione da parte di Bolsonaro dei tre principali edifici governativi [esecutivo, legislativo e giudiziario] è un simbolo del pericoloso momento storico che il Brasile e il mondo stanno attraversando, in cui il neofascismo sta emergendo come una forza politica e sociale importante.
Lula ha battuto Bolsonaro alle elezioni. L’abbandono della presidenza genocida, anche se per una piccola differenza di voti, è stata un’importante vittoria politica per i lavoratori e la democrazia.
Ma, come abbiamo visto l’8 gennaio, il fascismo è vivo e vegeto. Non deve essere sottovalutato. Finché il bolsonarismo manterrà un’influenza di massa e una penetrazione nelle istituzioni dello Stato, soprattutto nelle forze armate e nella polizia, il pericolo rimane.
Pur lanciando l’allarme, il fallimento dell’insurrezione bolsonista apre la strada alla controffensiva democratica, che deve essere incessante. Il compito è quello di infliggere una sconfitta effettiva al fascismo. A tal fine, sono necessarie due azioni combinate: i golpisti devono essere severamente repressi e devono essere sviluppate misure economiche e sociali per migliorare la vita dei lavoratori.
Il primo mese del nuovo governo è stato segnato da molti eventi. Il prossimo periodo sarà caratterizzato da grandi sfide e pericoli, ma anche da opportunità. In questo editoriale di Esquerda Online, vi offriamo una panoramica dell’inizio del terzo mandato di Lula.

Il popolo ha partecipato all’insedimento di Lula e ha gridato “no all’amnistia”

La notte del 30 ottobre, non appena è stata confermata la vittoria di Lula, le strade di centinaia di città in tutto il paese si sono riempite di grandi manifestazioni. È stata una notte di celebrazioni imponenti, emozionanti e indimenticabili.

La folla nella Spianata dei Ministeri per seguire l’insediamento di Lula il 1° gennaio (©Poder360)

Il secondo momento significativo di mobilitazione popolare è stato il viaggio a Brasilia per l’insediamento di Lula. Secondo un sondaggio del sito web Poder360, più di 150.000 persone hanno partecipato all’evento del 1° gennaio. Secondo il sito web, la presenza all’insediamento di Lula è stata più massiccia rispetto all’insediamento del 2002 e a quello di Bolsonaro nel 2018, o alla mobilitazione dei sostenitori bolsonaristi del 7 settembre 2022 a Rio de Janerio.

Lavoratori e studenti di tutte le regioni del paese sono arrivati in carovane organizzate da movimenti sociali e partiti di sinistra. Ma non sono venuti nella capitale federale solo per festeggiare la vittoria di Lula. Hanno percorso anche grandi distanze per affermare a gran voce: “nessuna amnistia” per i crimini del bolsonismo.

Un governo di larghe intese e un Congresso conservatore

La nomina dei ministri ha confermato il carattere di fronte ampio del nuovo governo, già evidente con la nomina di Geraldo Alckmin [ex governatore di San Paolo, poi capo del partito di destra PSDB, ndt] a vicepresidente. Una personalità di cui la classe dirigente si fida. Si tratta, in termini marxisti, di un governo di conciliazione di classe, formato da rappresentanti della sinistra e dei movimenti sociali, ma anche da leader della destra e da personalità legate al grande capitale. Ci sono diversi ministri del PT [come Paulo Teixeira, Wellington Dias, Camilo Santana, Anielle Franco, Fernando Haddad], del PCdoB [Luciana Santos], della Rede autosufficiente [un partito di centrosinstra, come Marina Silva] e dei movimenti sociali. [C’è anche un ministro del PSoL, Sonia Guajajara, ministro dei Popoli indigeni, membro del PSoL dal 2011, eletta deputato federale per lo stato di San Paolo – ndr].

Ma ci sono anche diversi altri ministri del partito centrista MDB [Simone Tebet], di União Brasil [Juscelino Filho, Waldez Góes, Daniela do Waguihno], del PSD [Carlos Favaro, Alexandre Silveira, André de Paula], del PSB [Geraldo Ackmin, che nel 2022 ha lasciato il PSDB ed è entrato nel PSB, Flavio Dino, Marcio Franca] e del PDT [Carlos Lupi]. Molti di questi partiti di destra hanno partecipato nel 2016 al golpe contro Dilma Rousseff e si oppongono a vari punti del programma che ha portato all’elezione di Lula, come la cancellazione della riforma bolsonarista del lavoro.

Così, lo stesso governo che comprende Silvio de Almeida, Sonia Guajajara e Anielle Franco (nomi di sinistra e riferimenti per la lotta antirazzista e indigena), comprende anche José Múcio (di destra e amico dei generali golpisti), Daniela do Waguinho (legata alle milizie di Rio de Janeiro) e Carlos Fávaro (rappresentante delle potenti aziende agroalimentari).

A causa di queste marcate differenze nella sua composizione, il governo è nato con evidenti contraddizioni interne. Mentre le ali più progressiste cercheranno di spingere il programma più a sinistra, i settori di destra faranno il contrario. Saranno un ostacolo all’attuazione di un programma di sinistra e persino all’avanzamento della lotta democratica. Il ruolo di José Múcio, ministro della Difesa, che ha appoggiato gli accampamenti bolsonaristi allestiti davanti alle caserme pochi giorni prima del tentato golpe, è molto esemplificativo di questa considerazione. Pertanto, chiediamo le dimissioni di José Múcio [che è stato ministro delle Relazioni istituzionali nel secondo governo Lula dal 2007 al 2011; ha sempre coltivato relazioni con i diversi partiti, non solo nella sua base di Pernambuco; di fronte alle pressioni delle correnti del PT che chiedevano le sue dimissioni, su richiesta di Lula ha cambiato il capo dell’esercito – ndr].

È inoltre importante sottolineare che il parlamento nazionale è caratterizzato da una maggioranza conservatrice, oltre ad avere un’importante gruppo parlamentare di bolsonaristi. In seguito agli accordi con i partiti di destra e ai negoziati per i ministeri, è probabile che il governo ottenga la maggioranza al Congresso, sia al Senato che alla Camera. Ma questa maggioranza tenderà ad essere instabile e precaria, data la natura “sleale” di questi “alleati”.

Il partito fascista e il colpo di stato in caserma

Sebbene sia stato sconfitto alle urne, Jair Bolsonaro è uscito dalle elezioni con 58 milioni di voti. E anche più. I candidati sostenuti dall’ex presidente sono diventati governatori in diversi stati, tra i più importanti, come San Paolo, Minas Gerais e Rio de Janeiro. Il gruppo parlamentare dei bolsonaristi nel Congresso è grande e influente.

E la forza dell’estrema destra va oltre le elezioni. Come è stato osservato durante il tentativo di colpo di stato dell’8 gennaio, il bolsonarismo ha una roccaforte nei settori borghesi (soprattutto nell’agrobusiness) e una grande influenza nei circoli militari e della polizia.

Ma non è tutto. Esiste una rete fascista che organizza decine di migliaia di persone, tra cui piccoli e medi imprenditori, polizia e militari. È quindi in grado di organizzare blocchi stradali, accampamenti in tutto il paese, esplosioni di fake news e altre azioni.

Non esiste un partito di estrema destra ufficiale e legalizzato, ma esiste un grande partito fascista clandestino, composto da vari gruppi e ali e guidato dalla famiglia Bolsonaro. Si avvale di finanziamenti aziendali e di sofisticati meccanismi di organizzazione dei suoi sostenitori e di una rete professionalizzata di comunicazione di massa, nonché di un coordinamento internazionale [tra gli altri negli Stati Uniti, ma anche in Argentina e in tutto il Sud America].

Va sottolineato il ruolo speciale dell’esercito. Senza la protezione e l’incoraggiamento dell’esercito, non sarebbe stato possibile per gli accampamenti bolsonaristi insediarsi fuori dalle caserme per due mesi. Senza la mediazione del comando militare, l’invasione della Piazza dei tre poteri a Brasilia non sarebbe stata possibile.

Le dimissioni del comandante dell’esercito, il generale Arruda, sono state una decisione importante di Lula. È stato il primo passo per sconfiggere il complotto golpista all’interno dell’esercito. Ma resta ancora molto da fare per de-bolsonizzare le forze armate.

Per questi motivi, si deve ritenere che il bolsonarismo, nonostante la battuta d’arresto del fallito golpe, rimarrà attivo e influente. Il suo obiettivo politico è creare le condizioni per il rovesciamento di Lula da parte delle forze di estrema destra. La sua scommessa strategica è quella di impiantare nel paese un regime autoritario con caratteristiche fasciste.

È necessario intensificare l’offensiva contro i golpisti

La rivolta dell’8 gennaio è fallita. In assenza delle condizioni internazionali e interne per un colpo di stato vittorioso, il comando militare non ha mosso le truppe per prendere il potere. I militari sanno che gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Cina, la Russia e la maggioranza della grande borghesia nazionale non appoggiano un colpo di stato in Brasile in questo momento. Grazie all’intervento federale per la sicurezza del Distretto Federale di Brasilia, il governo Lula è riuscito a espellere gli invasori dai palazzi. Le immagini della barbarie di Brasilia hanno suscitato una diffusa disapprovazione popolare. Il Tribunale Supremo Federale (STF) e i presidenti della Camera e del Senato hanno fermamente disconosciuto l’azione golpista. I mass media hanno fatto eco al rifiuto degli strati dirigenti della borghesia nei confronti di questa rottura istituzionale. La sinistra è scesa in piazza contro il colpo di stato. La stragrande maggioranza del popolo ha rifiutato l’azione di forza.

Con la sconfitta del tentativo di colpo di stato, i golpisti si trovano in una posizione difensiva. Gli accampamenti sono stati smantellati e più di mille fascisti sono in carcere, tra cui l’ex ministro della Giustizia, Anderson Torres. Il pericolo, tuttavia, è che il processo di repressione dei golpisti non raggiunga i vertici della catena di comando, cioè: Bolsonaro e i suoi figli, generali, importanti uomini d’affari e politici di spicco. È necessario confiscare i loro beni e imprigionarli.

Mantenere le promesse della campagna elettorale è fondamentale

È un’illusione credere che Bolsonaro sarà schiacciato solo dalla repressione. È necessario migliorare la vita delle persone facendo in modo che la classe operaia, i più poveri e le classi medie beneficino dell’attuazione delle promesse fatte da Lula durante la campagna elettorale. Questo è il modo più efficace per il governo di prosciugare l’influenza bolsonarista sulle masse. In questo senso, Lula ha fatto bene a garantire, attraverso il Patto di transizione, un assegno familiare di 600 reais [pari a 107,5 euro] con un supplemento di 150 reais per figlio [pari a 26 euro]. Ma ha sbagliato a non garantire un aumento reale del salario minimo da gennaio [il salario minimo passerà da 1.302 a 1.320 reais pari a 236,68 euro, solo il 1° maggio 2023, ndt].

I lavoratori vogliono più posti di lavoro e diritti, e un aumento significativo dei salari, per far fronte all’inflazione accumulata. I piccoli imprenditori e gli agricoltori chiedono credito a basso costo per produrre e vendere. I nostri bambini e i giovani chiedono un’istruzione pubblica di qualità a tutti i livelli. I cittadini vogliono un SUS (Sistema Sanitario Unico, ndt) adeguatamente strutturato e dotato di risorse, oltre a gas, energia e cibo più economici. I neri chiedono progressi concreti contro il razzismo in tutti i settori, a partire dalla fine del genocidio dei giovani neri nelle periferie e nelle favelas. Le famiglie povere vogliono avere accesso ad alloggi di qualità e liberarsi dal debito bancario. Le donne chiedono parità nel mercato del lavoro e lotta alla violenza di genere. Le persone LGBTI chiedono progressi nelle politiche pubbliche per combattere la violenza e la discriminazione. I lavoratori e la classe media vogliono pagare meno tasse. I popoli indigeni chiedono il pieno diritto alla loro terra e la salvaguardia dell’ambiente.

Nulla di tutto ciò sarà possibile, tuttavia, senza affrontare i privilegi e le prerogative delle élite. I grandi capitalisti vogliono continuare a non pagare praticamente nessuna tassa sui loro beni, redditi e profitti. Non accettano un aumento del salario minimo e una maggiore spesa sociale. Vogliono più privatizzazioni. Vogliono continuare ad assumere lavoratori nel modo più precario possibile e con salari bassi. Vogliono continuare a usare il razzismo e il machismo per mantenere un alto livello di sfruttamento. Vogliono continuare a fare soldi con attività che distruggono l’ambiente. E insistono nel mantenere l’autonomia della Banca Centrale e un tasso di interesse assurdo, che rende felici i banchieri, ma strangola la crescita economica.

La borghesia sta facendo pressioni sul governo, dall’interno e dall’esterno, affinché si sposti sempre più a destra. I mercati finanziari ricattano e criticano ogni dichiarazione di sinistra di Lula. La classe dirigente, compreso il settore che si oppone al golpe di Bolsonaro, chiede la continuazione della politica economica neoliberista. In breve: non vogliono che Lula mantenga le sue promesse sociali.

Lula è tradizionalmente un conciliatore: cerca sempre di soddisfare entrambe le parti. Tuttavia, nella situazione attuale del paese, questo sembra poco pratico e pericoloso. L’economia è in cattive acque da anni e la crisi sociale è intensa. Le previsioni di crescita del PIL per quest’anno sono dell’1%. A ciò si aggiunge la minaccia di un rallentamento dell’economia internazionale. Il governo dovrà quindi affrontare scelte difficili.

Per mantenere le promesse fatte alle masse lavoratrici, Lula dovrà affrontare e scontentare la borghesia. Se non manterrà le sue promesse, cedendo alle pressioni dei potenti, deluderà le masse lavoratrici e povere. Deludendo il popolo, soprattutto le famiglie povere che lo hanno eletto, perderà popolarità. In questo caso, ci sarà un vincitore politico: il bolsonismo, che approfitterà di questo affaticamento del governo per eseguire un nuovo colpo di stato. Nel caso positivo, invece, mantenendo le sue promesse, Lula guadagnerà forza popolare, diminuendo l’influenza politica dell’estrema destra tra le masse lavoratrici. Questo è il modo per sconfiggere il bolsonarismo.

Mobilitazione e organizzazione popolare per vincere

Il fascismo, storicamente, non è mai stato sconfitto solo con mezzi istituzionali ed elettorali. La lotta e l’organizzazione delle masse da parte della sinistra sono strategiche per la vittoria. In un doppio senso: sia per stroncare il colpo di stato dell’estrema destra nelle strade, sia per aprire la strada a cambiamenti sociali, economici e democratici più profondi, eliminando le condizioni sociali oggettive che alimentano il fascismo.

Il governo Lula, per il suo carattere di fronte ampio – anche se avanza su alcuni punti e adotta alcune misure – mostrerà necessariamente limiti, contraddizioni ed errori. Sarebbe quindi un errore per la sinistra, i movimenti sociali e i sindacati adottare una posizione passiva nei suoi confronti. Non dobbiamo stare fermi ad aspettare. È necessario organizzare la lotta alla base e condurre un processo di discussione ideologica con i lavoratori e gli oppressi, partendo dalle loro richieste più sentite.

Più lotte sociali e lavoro di base la sinistra porta avanti, più forza avrà per affrontare il fascismo e agire per misure che concretizzino un orientamento di sinistra nel paese. La borghesia si sta organizzando in modo efficace per fare pressione sul governo affinché soddisfi le sue richieste. Le organizzazioni della classe operaia e dei settori oppressi devono fare lo stesso.

In questo senso, è ancora più importante costruire una forte mobilitazione per l’8 marzo, giorno della lotta delle donne. Si tratta quindi di un’ampia manifestazione per la difesa dei programmi femministi e della lotta antifascista, nonché per il mantenimento e l’avanzamento dei diritti sociali e del lavoro.

Il ruolo del PSoL e la difesa di un programma anticapitalista

Il PSoL (Partido do Socialismo e da Liberdade), che ha contribuito all’elezione di Lula, ha ribadito il suo impegno a lottare contro l’opposizione bolsonarista e per l’attuazione di un programma di misure progressiste. Per farlo nel migliore dei modi e con autonomia, il partito ha giustamente deciso di non entrare nel governo, dando priorità alla mobilitazione nei luoghi di lavoro e nelle strade, oltre che in parlamento. In questo senso, consideriamo sbagliata qualsiasi integrazione in una posizione ministeriale in questo governo, a nome del PSoL o con una designazione del PSoL o di una delle sue correnti.

Il partito si opporrà a qualsiasi colpo di stato contro Lula, ma manterrà la sua indipendenza per lottare per l’agenda del popolo.

Noi di Resistencia, corrente del PSoL, riteniamo che la lotta coerente contro il fascismo richieda anche la difesa di un programma di trasformazione socialista. L’estrema destra si nutre della crisi del sistema capitalistico e si appoggia a settori della borghesia per consolidare la propria forza. La soluzione strategica, per rompere il fascismo e cambiare strutturalmente il paese, è costruire l’organizzazione e la mobilitazione delle masse lavoratrici, sfruttate e oppresse, per sostenere un governo di sinistra senza alleanze con la borghesia e la destra, un governo che si basi sulla forza del popolo che agisce.

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