Parigi, 11 febbraio: "E' pesante la proliferazione rabbiosa dei cittadini. Occorrerà pagare il prezzo della maledizione popolare" dall'Agamennone di Eschilo

Francia, milioni di manifestanti pronti a paralizzare il paese

di Yorgos Mitralias

In Francia, quello che è successo nei tre giorni precedenti di mobilitazione popolare contro la (contro)riforma delle pensioni del governo, si è ripetuto nel quarto, sabato 11 febbraio: molte centinaia di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza in 240 città, 2,5 milioni secondo le stime dei sindacati e circa 1 milione secondo la polizia. Tuttavia, il presidente Macron continua a provocare, incurante dell’opposizione della stragrande maggioranza della società francese, e sembra deciso a far passare la sua legge a tutti i costi e contro questa società…

Così, giorno dopo giorno, la crisi si aggrava e raggiunge il culmine, sia nelle strade che in parlamento, mentre le confederazioni sindacali, che rimangono unite, sono ora sottoposte a pressioni fortissime da parte delle loro basi per intensificare ulteriormente la loro azione, generalizzando gli scioperi e paralizzando di fatto il paese! Facendo un primo passo in questa direzione, i sindacati hanno indetto uno sciopero generale per il 7 marzo sia nel settore pubblico che in quello privato, invitando tutti i professionisti (commercianti, agricoltori, ecc.) a fare lo stesso.

Tutti i sindacati dei principali settori del trasporto urbano (metropolitane, autobus…) hanno già annunciato che dal 7 marzo paralizzeranno decine di città francesi con uno sciopero a oltranza, che sarà rinnovato ogni giorno dalle assemblee generali di tutti i lavoratori in sciopero, sindacalizzati e non. I sindacati delle raffinerie, dell’elettricità e dell’energia in generale, altrettanto importanti, stanno iniziando a fare lo stesso questa settimana. E le tre confederazioni sindacali più radicali, CGT, FO e Solidaires (SUD), sono già favorevoli a un’escalation della lotta, con il rinnovo quotidiano degli scioperi da parte delle assemblee generali degli scioperanti, mentre i messaggi che arrivano da ogni parte, anche dalla base della confederazione sindacale più moderata, la CFDT, non lasciano dubbi sullo stato d’animo della stragrande maggioranza dei lavoratori francesi: tutti vogliono un’escalation e una radicalizzazione della lotta!

Ciò che sorprende e non ha precedenti nella situazione attuale, tuttavia, è che lo stesso stato d’animo di indurimento della lotta prevale ora tra i settori sociali che prima stavano a guardare le lotte degli altri, o addirittura le osteggiavano attivamente. Così, secondo tutti gli ultimi sondaggi, mentre tre quarti dei cittadini francesi sono sempre più contrari alla (contro)riforma, il 40-45% sta cercando di “bloccare il paese” (!), ritenendo che questo sia l’unico modo per sconfiggere Macron e impedire l’approvazione della sua infame legge.

Quindi, tutti in Francia, amici e nemici, persino gli stessi parlamentari del governo, concordano sul fatto che ci troviamo di fronte a un rarissimo, se non inedito, scontro totale tra la “società profonda” e i suoi governanti neoliberali. E la cosa straordinaria è che il presidente Macron, il suo primo ministro Elisabeth Borne e i suoi ministri non stanno più cercando di persuadere l’opinione pubblica perché sembrano essersi resi conto di non poter fare nulla con questa schiacciante maggioranza di francesi! Ed è per questo che stanno facendo di tutto per far passare la loro legge a metà marzo in un caotico parlamento francese in perenne crisi di nervi, grazie al voto dei deputati della destra tradizionale, ma anche questo non è più scontato, anche se il suo leader storico, l’ex presidente Sarkozy, sta ora sostenendo con convinzione Macron…

Con l’acuirsi della crisi politica e la crescente radicalizzazione del movimento popolare, non è un caso che l’inquietante ed eloquente slogan/punizione “Voi ci fate il 64, noi vi rifacciamo il 68” (di cui avevamo parlato in un nostro precedente articolo) cominci a farsi sentire nelle manifestazioni di tutta la Francia e venga affisso sui muri delle città! Il fatto è che l’atmosfera è quella di una polveriera: i cittadini francesi di tutte le età, e non solo i salariati, sono determinati a fare tutto ciò che è in loro potere questa volta per sbarazzarsi non solo della famigerata legge, ma anche del “monarca” Macron e del suo regime. In altre parole, la scelta di Macron di trasformare la sua (contro)riforma delle pensioni in un simbolo della sua intera politica neoliberista e in una sfida centrale contro “quelli in basso” sta ora costringendo proprio “quelli in basso”, cioè la stragrande maggioranza dei cittadini, a trasformare la loro opposizione alla legge in una sfida e in un confronto frontale con il “regime” di Macron e con le stesse politiche neoliberiste attuate da tutti i governi – di destra e di sinistra – degli ultimi 40 anni!

Naturalmente, molto dipenderà dall’ingresso in massa nella lotta dei giovani delle università e delle scuole superiori. Per il momento, la loro partecipazione alle manifestazioni è impressionante, ma le occupazioni di scuole e istituti superiori rimangono limitate (circa 15 università e 200 licei), mentre la repressione poliziesca dilaga e le condanne scandalose degli “occupanti” aumentano. Tuttavia, la “proletarizzazione” degli studenti e il loro crescente impoverimento li avvicina oggettivamente sempre più ai salariati e ai loro problemi. La maggior parte di loro è costretta a lavorare per sbarcare il lunario, mentre uno studente su quattro vive abitualmente ben al di sotto della soglia di povertà, ed è diventata una cosa normale che anche gli studenti senza fissa dimora facciano la fila ogni giorno per ottenere un piatto di cibo da un ente di beneficenza!

L’esito dello scontro è quindi incerto, ma gli eventi che seguiranno saranno certamente emozionanti. Macron sembra deciso a portare il conflitto alle estreme conseguenze, ma i lavoratori francesi non si arrendono e sembrano aver tratto utili lezioni dalle loro lunghe ma inefficaci lotte degli ultimi decenni: le manifestazioni sono buone e utili per la massificazione della lotta e l’autostima delle popolazioni in lotta, ma gli scioperi generalizzati e democraticamente “rinnovati” dagli stessi salariati, quando addirittura paralizzano il paese, sono certamente ancora meglio. E soprattutto più efficaci!