Francia, “ingiusto e inefficiente far pagare le pensioni agli anziani”

di Jean-Marie Harribey, dal quotidiano cattolico La Croix (in qualche modo l’equivalente francese dell’Avvenire)

Grafico pubblicato su “Libération”

Un’ampia maggioranza della popolazione francese percepisce il progetto di riforma delle pensioni del governo come ingiusto. Tuttavia, a fronte di questo progetto, esistono altre soluzioni per finanziare il deficit previsto in dieci anni e che, nel peggiore dei casi, non supererà lo 0,5% del PIL (tra i 12 e i 15 miliardi di euro).

Dal momento che il rapporto tra contribuenti e pensionati continuerà a diminuire, tutti i calcoli concordano sul fatto che l’aumento dei contributi che sarebbe necessario è piccolo: nell’ordine di 0,8-1 punto dell’aliquota contributiva. Lo stesso risultato si otterrebbe assoggettando a contribuzione tutte le forme di retribuzione che sono esenti da contribuzione: bonus, partecipazione agli utili, eccetera. Ricordiamo anche gli 80 miliardi di esenzioni annuali dai contributi previdenziali. E immaginiamo cosa si otterrebbe assoggettando a contribuzione i dividendi e i riacquisti di azioni pagati agli azionisti (80,1 miliardi di euro nel 2022 per le sole 40 società più quotate).

Scarso contributo del capitale

Il nostro sistema a ripartizione merita il suo nome per due motivi. Perché gli uomini e le donne che lavorano contribuiscono alle pensioni degli attuali pensionati. E anche perché, in ogni momento, la ricchezza prodotta dal lavoro è distribuita tra profitti e salari. Tuttavia, questo secondo aspetto viene generalmente ignorato. Infatti, tutte le riforme pensionistiche sono state fatte sulle spalle del lavoro e mai facendo contribuire il capitale.

L’ipotesi del Conseil d’orientation des retraites (COR) e del governo è che, per il prossimo mezzo secolo, le quote relative di capitale e lavoro rimarranno al livello attuale. Il risultato è inevitabile: l’età pensionabile sarà innalzata, il periodo di contribuzione sarà aumentato e molte persone non saranno in grado di rispettare questi vincoli.

Un processo ingiusto per i pensionati

Quindi alcuni vogliono che i pensionati contribuiscano a… pagare le pensioni. Questa è la proposta del think tank Terra Nova [centro-sinistra guidato da Thierry Pech, ndt], basata sul fatto che i pensionati godono di un tenore di vita superiore del 7,8% rispetto alla media della popolazione. Ma questa proposta si scontra con due obiezioni. Da un lato, non tiene conto né della prevedibile evoluzione del tenore di vita dei pensionati nei prossimi decenni né delle disparità tra i pensionati. Il Comitato stima che nel 2070, a seconda dello scenario di crescita della produttività, il tenore di vita dei pensionati scenderà all’87% o al 75% di quello della popolazione.

D’altra parte, la proposta di attingere all’importo delle pensioni già versate ignora le enormi disparità tra le pensioni dovute a due elementi. Il nostro sistema pensionistico è in gran parte contributivo, cioè dipende dai contributi versati durante la carriera, e sappiamo, ad esempio, quanto il divario salariale e di condizioni di lavoro tra donne e uomini faccia sì che le pensioni delle donne siano inferiori del 40% rispetto a quelle degli uomini. Questi divari salariali dovrebbero quindi essere ridotti e il sistema pensionistico reso ancora più ridistributivo.

Non mettere le generazioni l’una contro l’altra

Questo ci porta alla principale obiezione al contributo proposto dai pensionati: occorre stabilire l’origine dell’attuale divario nel tenore di vita tra loro e la popolazione nel suo complesso. È dovuto alla detenzione di attività finanziarie e immobiliari e non alle pensioni stesse. Così, c’è un divario medio mensile di 600 euro tra la pensione (1800 euro) e il reddito totale (2400 euro), cioè un terzo in più fornito dal reddito delle attività del pensionato medio, ma che lascia in ombra coloro che non hanno alcun patrimonio.

Troviamo così la causa principale delle difficoltà nel progettare un sistema pensionistico equo: quando la struttura per età della popolazione cambia, è essenziale modificare la distribuzione del valore aggiunto a tutti i livelli in cui si verifica. È quindi socialmente ingiusto ed economicamente inefficiente far pagare il costo di questa trasformazione demografica ai giovani (costringendo gli anziani a lavorare più a lungo), a coloro che svolgono lavori più pesanti, alle donne con carriere brevi e agli anziani che hanno solo la loro misera pensione, mentre chi ha un reddito elevato sarebbe esentato dal minimo sforzo.

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