A cura dell’Osservatorio sulle multinazionali
Mentre il movimento sociale contro la riforma delle pensioni guadagna slancio, vale la pena di esaminare il caso dei dirigenti delle 40 aziende francesi più ricche che stanno giungendo alla fine della loro carriera.
Diversi amministratori delegati emblematici – Antoine Frérot di Veolia, Jean-Paul Agon di L’Oréal, Benoît Potier di Air Liquide, Pierre-André de Chalendar di Saint-Gobain, Martin Bouygues – sono andati in pensione nel 2021 o nel 2022. O, per essere più precisi, hanno ceduto la gestione operativa del gruppo pur rimanendo almeno temporaneamente presidente del consiglio di amministrazione.
Molti di loro hanno sostenuto esplicitamente la riforma delle pensioni o almeno il principio di dare priorità alla riduzione della spesa sociale.
Non sorprenderà nessuno se sottolineiamo che, rispetto alla media dei pensionati attuali e futuri, questi neo-pensionati se la cavano bene. Molto bene.
Innanzitutto, continuano a ricevere una remunerazione fissa di diverse centinaia di migliaia di euro all’anno per la loro posizione nel consiglio di amministrazione.
Inoltre, ricevono, o possono pretendere, diverse centinaia di migliaia di euro in più in rendite come “pensione integrativa”. Nonostante la graduale eliminazione di questo regime dopo ripetute controversie, i dirigenti più anziani continuano a beneficiarne. Come spesso accade, il primo premio in questo settore va a L’Oréal, dove Jean-Paul Agon può pretendere 1,6 milioni di euro all’anno – ovvero 1.260 volte la pensione media in Francia – in aggiunta alla sua pensione “normale”.
E non è tutto. Poiché queste super-aziende si sono abituate a pagare i loro capi in azioni (quasi il 50% della loro remunerazione media nel 2021), si ritrovano in possesso di una bella fortuna al momento del pensionamento (si stima che lo stesso Jean-Paul Agon abbia ricevuto 500 milioni di euro in azioni L’Oréal). Queste attività rappresentano anche un’ulteriore fonte di reddito, sotto forma di dividendi. Jean-Paul Agon – caso certamente estremo – ha ricevuto non meno di 6,1 milioni di euro di dividendi nel 2021. Benoît Potier, di Air Liquide, si è accontentato di 1,5 milioni e gli altri di “poche” centinaia di migliaia di euro.
La generazione di questi dirigenti che oggi va in pensione è proprio quella che ha orchestrato la sottomissione delle grandi aziende francesi ai mercati finanziari, con tutti gli effetti deleteri che ne derivano: priorità ai dividendi, elusione fiscale, riduzione dei costi, delocalizzazione se possibile. Ancora oggi ne raccolgono i frutti. Sono gli altri a farne le spese.
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