Francia, cresce ancora la lotta contro la riforma di Macron

di Andrea Martini

Ha funzionato la scommessa dei sindacati. Persino il ministero degli Interni francese riconosce che alle manifestazioni di ieri 11 febbraio erano presenti ancora più persone, anche se continua il balletto delle cifre tra le valutazioni dell’Intersindacale (almeno 2,5 milioni di manifestanti) e le cifre “ufficiali” del governo (963.000). Era la quarta uscita in piazza quella di ieri 11 febbraio 2023, da Place de la République a Place de la Nation a Parigi (e in centinaia di altre città francesi), su appello dei sindacati CGT, CFDT, FO, SOLIDAIRES, SUD, UNSA e con la partecipazione dei partiti politici. In fondo all’articolo il comunicato dell’Intersindacale dell’11 febbraio

Così, i sindacati sono riusciti nella loro scommessa e mantengono la loro pressione sull’esecutivo, dicendosi pronti a “bloccare la Francia” il 7 marzo.

La CGT ha contato 500.000 persone nella marcia di Parigi, il ministero 93.000. Una società “terza” che ha effettuato delle valutazioni “obiettive” per conto dell’Agenzia France Press ne ha contate 112.000.

La mobilitazione di sabato per i sindacati non era alternativa agli scioperi ma, obiettivamente, ha consentito la partecipazione anche di persone che avrebbero avuto difficoltà in un giorno infraesettimanale. Infatti erano presenti anche molte famiglie, compresi molti bambini. Una donna, ingegnere di 43 anni, intervistata dalla AFP infatti ha dichiarato: “Sono qui perché è sabato, durante la settimana non sarebbe stato possibile”, e ha spiegato, guardando i i suoi tre figli, “anche per mostrare loro che dobbiamo difenderci”.

Prima della partenza della manifestazione parigina, i leader degli otto principali sindacati hanno confermato il loro appello per un quinto atto il 16 febbraio. Hanno inoltre dichiarato di essere pronti a “indurire il movimento” e a “bloccare il paese il 7 marzo” se il governo e il parlamento “rimarranno sordi” alle mobilitazioni.

Secondo Philippe Martinez (CGT), “la palla è nel campo” dell’esecutivo, mentre il suo omologo della CFDT Laurent Berger ha aggiunto che “vogliamo lasciare un po’ di tempo al governo se vogliono reagire”. Ma l’intersindacale dei lavoratori dei trasporti parigini (CGT, FO, UNSA, CFE-CGC) ha già indetto sabato il primo sciopero a oltranza del movimento, a partire dal 7 marzo. I ferrovieri della CGT hanno intenzione di fare lo stesso. L’aeroporto di Orly è stato bloccato dallo sciopero totale dei controllori di volo.

Come nelle precedenti occasioni, i cortei sono stati generalmente esenti da incidenti, a parte alcuni episodi a Rennes, Nantes e Parigi. Erano stati mobilitati 10.000 poliziotti e CRS (i reparti mobili della gendarmeria), di cui 4.500 nella capitale, dove 10 persone sono state arrestate.

Macron, che si trovava a Bruxelles, dove ha partecipato al vertice europeo, ha fatto orecchie da mercante , ma ha auspicato che “il lavoro possa continuare in Parlamento” senza che la protesta “blocchi (…) la vita del resto del Paese”.

I sindacati da parte loro sottolineano il rischio di una radicalizzazione della base e di “disperazione sociale” che potrebbe tradursi in un voto per l’estrema destra. “Il signor Macron, se conta sull’usura, è nel paese sbagliato”, ha sentenziato Jean-Luc Mélenchon, considerando il suo modo di agire come “un incitamento alla violenza”. “Se il governo non ascolta la mobilitazione è molto grave”, ha dichiarato Fabien Roussel (PCF). E Olivier Besancenot, portavoce del Nuovo partito anticapitalista ha detto durante un affollatissimo meeting del partito a Tolosa: “Colpiremo sempre più forte, tutti insieme, per parecchi giorni di seguito”.

In parlamento continua l’esame delle decine di migliaia di emendamenti presentati soprattutto dai deputati della Nupes, emendamenti che vengono discussi in un’atmosfera tumultuosa. “Vogliamo vedere chi voterà effettivamente a favore o contro”la misura sull’età” ha detto Philippe Martinez, il segretario generale della CGT, annunciando che è intenzione comune dei sindacati di chiedere a ognuno dei parlamentari dell’arco repubblicano (cioè escludendo l’estrema destra) che esprimano “la loro responsabilità”.

Oltre alle giornate del 16 febbraio e del 7 marzo, i sindacati stanno programmando azioni anche per l’8 marzo, la giornata dei diritti della donna, “per sottolineare la grande ingiustizia sociale di questa riforma nei confronti delle donne”.

Comunicato dell’Intersindacale dell’11 febbraio

Dal 19 gennaio, la popolazione ha continuato a dimostrare la sua forte determinazione a respingere il progetto di riforma delle pensioni del governo attraverso scioperi, manifestazioni e anche attraverso il sito internet della petizione online che ha raggiunto un milione di firme.

Con il passare delle settimane, anche i sondaggi mostrano un aumento di questo rifiuto massiccio, dato che oramai più di 7 francesi su 10 e 9 lavoratori su 10 si dichiarano contrari al progetto di riforma. Questo movimento sociale, di portata totalmente inedita, si è ormai affermato nel panorama sociale. Il governo, così come i parlamentari, non possono rimanere sordi ad esso.

Mentre i dibattiti parlamentari proseguono, i sindacati dei lavoratori e le organizzazioni giovanili continueranno e amplieranno la loro mobilitazione. Per questo motivo hanno indetto una giornata d’azione azioni in tutto il paese per il 16 febbraio. In questa occasione, i segretari generali o presidenti delle organizzazioni sindacali manifesteranno ad Albi (un comune di 50.000 abitanti nel Sud della Francia, ndt) per sostenere il forte radicamento di questo movimento ovunque sul territorio, nei piccoli centri come in quelli più grandi.

Inoltre, i parlamentari chiamati a pronunciarsi su questo progetto di riforma devono sentire, al pari del governo, il malcontento della popolazione, e il rifiuto massiccio di quel testo. È una loro responsabilità. È in questo contesto che tutti i segretari generali e i presidenti scriveranno a ciascun parlamentare dell’arco repubblicano per riaffermare la nostra opposizione e quella della popolazione. Allo stesso tempo, inviteremo le nostre strutture locali a interrogare i deputati e i senatori nelle loro circoscrizioni.

Infine, se nonostante tutto il governo e i parlamentari rimarranno sordi alla protesta popolare, l’Intersindacale chiederà ai lavoratori, ai giovani e ai pensionati di rafforzare il movimento facendo fermare la Francia in tutti i settori il 7 marzo.

L’intersindacale si mobiliterà l’8 marzo, giornata internazionale di lotta per i diritti delle donne, per sottolineare la grande ingiustizia sociale di questa riforma nei confronti delle donne.

L’intersindacale si riunirà la sera del 16 febbraio. Nell’ettesa, chiede al governo di ritirare il disegno di legge e ai parlamentari di assumersi le proprie responsabilità di fronte al massiccio rifiuto della popolazione di fronte a questo disegno di legge ingiusto e brutale.

Parigi, Bourse du Travail, 11 febbraio 2023

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