Trotsky (Lev Davidovič Bronštejn)

Lev Davidovič Bronštejn, detto Trotsky (altre traslitterazioni propongono Trotskij o Trockij), fu uno dei rivoluzionari comunisti più importanti del XX secolo, uno dei dirigenti di primo piano della rivoluzione russa e uno dei più brillanti intellettuali marxisti.

Biografia

Trotsky guerra civile poster

Trotsky nacque nel 1879, nel villaggio ukraino di Yanovka, da una famiglia ebrea. A 18 anni aderì ad un gruppo rivoluzionario di orientamento populista, ma rapidamente condivise le tesi marxiste e socialiste. Venne arrestato e deportato in Siberia nel 1898 dove approfondì gli studi sul marxismo, sotto la guida della sua prima moglie, Aleksandra Sokolovskaja, già da tempo socialista.

Riuscì ad evadere dall’esilio e dopo un lungo viaggio raggiunse Londra, dove conobbe Lenin che lo integrò nel comitato di redazione dell’Iskra, il giornale del Partito Operaio socialdemocratico russo (POSDR) e poi Parigi, dove conobbe Natal’ja Sedova, che divenne la sua nuova compagna. Nel partito, nel quale proprio in quell’epoca si delineava la frattura tra bolscevichi e menscevichi, si avvicina a questa seconda corrente, distaccandosene ben presto però, pur senza aderire all’altra frazione, quella di Lenin, del quale critica il “giacobinismo”.

Nel 1905, durante la rivoluzione, rientra in Russia e diviene prima vicepresidente e poi presidente del soviet di San Pietroburgo. Alla sconfitta della rivoluzione viene di nuovo arrestato, condannato alla deportazione a vita. Ma riesce di nuovo ad evadere e a raggiungere ancora una volta l’Europa occidentale, dove si dedicherà alla elaborazione della sua teoria della “rivoluzione permanente” cercando, senza successo, di riunificare sulle sue posizioni le due frazioni principali del POSDR.

Risolutamente contrario al nazional sciovinismo che sconvolge la socialdemocrazia internazionale, partecipò, come Lenin alle conferenze di Zimmerwald (di cui redige il progetto di risuluzione finale) e di Kienthal. Per questa azione internazionalista, viene espulso dalla Francia, perseguitato dagli inglesi e costretto all’esilio negli Stati uniti.

Nel maggio 1917 riesce a rientrare nella Russia rivoluzionaria, dove si pronuncia immediatamente in accordo con le “Tesi di Aprile” di Lenin. Con il suo raggruppamento Mezhraionsty [“interdistrettuali”] nel luglio aderisce al partito bolscevico, essendo eletto, il mese dopo nel Comitato centrale.

Assume la presidenza del soviet di Pietrogrado e del Comitato militare rivoluzionario, che dirige l’insurrezione del 26 ottobre (7 novembre).

Viene nominato Commissario del popolo agli Affari esteri e, come tale, dirige la delegazione sovietica incaricata di negoziare la pace con la Germania e l’Austria-Ungheria a Brest-Litovsk. Nelle trattative, cerca di temporeggiare, sperando nello scoppio della rivoluzione in altri paesi europei stremati dalla guerra. Ma il 4 marzo 1918, la delegazione sovietica, sotto la decisa spinta di Lenin, si decide ad accettare le condizioni draconiane imposte dagli imperi centrali.

Il partito è diviso. La sinistra del partito, in disaccordo con Lenin, propone di sviluppare una guerra rivoluzionaria contro la Germania, per “esportarvi” la rivoluzione. Trotsky indica una terza via: “né pace, né guerra”. Dopo aver firmato, non convinto, la pace, dà le dimissioni da ministro degli esteri, ma poco dopo assume l’incarico di Commissario del popolo alla Guerra, mantenendolo fino al 1925.

La fine del conflitto mondiale non dà la pace alla Russia che viene travolta dalla guerra civile, condotta all’interno dalle armate bianche controrivoluzionarie e dall’esterno dagli eserciti di una ventina di paesi, tra i quali quello giapponese, francese, britannico, cecoslovacco. L’Armata rossa, organizzata e diretta dal Commissario Trotsky, dopo anni di sanguinose battaglie riesce a sconfiggere le armate controrivoluzionarie nel 1923.

Bollettino Opposizione 1932
Il Bollettino dell’Opposizione del Novembre 1932

Nel contesto della NEP, della malattia e, poi, della morte di Lenin, Trotsky e la sua “Opposizione di sinistra” entrano in conflitto con la “troika” costituita da Zinoviev, Kamenev e Stalin, che aveva assunto il controllo del partito. La materia del contendere riguarda numerosissimi temi: la critica al regime autoritario nel partito e alle crescenti deformazioni burocratiche nell’apparato statale, la necessità di porre limiti alla nuova borghesia emergente dei Nepman, la richiesta di una forte industrializzazione del paese, una campagna di collettivizzazione volontaria nelle campagne e, soprattutto, il sostegno a nuove rivoluzioni per rompere l’isolamento che favoriva l’involuzione dell’URSS. In poche parole la “rivoluzione permanente” contro la concezione del “socialismo in un paese solo”.

La troika esige ed ottiene, nel 1925, le dimissioni di Trotsky da Commissario del popolo alla guerra. Nel 1927, nonostante la rottura della troika e l’alleanza (tardiva) di Zinoviev e di Kamenev con Trotsky e la formazione dell’Opposizione unificata, Stalin prevale definitivamente, epellendo Trotsky dal partito. L’anno successivo sarà costretto all’esilio ad Alma-Ata, nel Kazakhstan. L’anno successivo sarà costretto a lasciare per sempre l’URSS e a rifugiarsi, fino al 1933 nell’isola di Prinkipo, in Turchia.

Molti governi rifiutano a Trotsky l’asilo politico. Sarà in Francia fino al giugno 1935, poi in Norvegia fino al settembre 1936, e infine in Messico. Ma Trotsky, pur nelle difficoltà, continua la sua lotta. Già dal luglio 1929 inizia a pubblicare il Bollettino dell’opposizione. Nell’aprile 1930 crea un primo segretariato internazionale provvisorio dell’Opposizione comunista. Scrive numerosi libri e il 3 settembre 1938, alla presenza di 25 delegati di 11 paesi fonda la Quarta Internazionale.

Ma gli staliniani lo braccano e lo perseguitano, diffondono pesanti calunnie su di lui accusandolo di essere un agente dei servizi segreti britannici e poi della Gestapo nazista. E’ uno dei principali accusati dei processi di Mosca. Suo figlio, Lev Sedov, viene assassinato nel 1938. I suoi segretari vengono trucidati. Fino all’assassinio di Trotsky stesso dell’agosto 1940, con un colpo di piccone al cranio, sferrato da Ramon Mercader, un agente di Stalin. Trasportato all’ospedale, Trotsky lotta con la morte per 24 ore e spira il 21 agosto.

Le opere di Trotsky

I 43 anni di attività politica di Lev Trotsky, con la sua posizione particolare assunta di fronte alla divaricazione della socialdemocrazia russa tra bolscevichi e menscevichi, con la sua precoce elaborazione della teoria dello sviluppo ineguale e combinato e della rivoluzione permanente, per la sua partecipazione al dibattito russo sulla pace, sui sindacati, sulla burocratizzazione dello stato e del partito, per il suo impegno nell’approfondire l’evoluzione della lotta di classe nel mondo, per i numerosi e variegati fronti teorici, politici e polemici sui quali fu chiamato ad impegnarsi prima all’interno della leadership sovietica, poi nella lotta contro la burocrazia al potere, nel dibattito della variegata galassia della sinistra comunista internazionale antistalinista e nella guida della corrente politica che si aggregò attorno alla sua figura, è estremamente difficile definire un breve elenco delle sue opere “principali”. Cerchiamo in ogni caso di farlo, scontando già in partenza lacune e scelte discutibili.

I libri che raccomandiamo

  • Rapporto della delegazione siberiana (1904)
  • I nostri compiti politici (1904)
  • Bilancio e prospettive (1906)
  • 1905 (1909)
  • Terrorismo e comunismo (1920)
  • Nuovo corso (1923)
  • Le lezioni dell’ottobre (1924)
  • Letteratura e rivoluzione (1924)
  • La rivoluzione permanente (1928)
  • La Terza internazionale dopo Lenin (1928)
  • Storia della Rivoluzione russa (1930)
  • La mia vita (1930)
  • Diario d’esilio (1935)
  • La rivoluzione tradita (1936)
  • La loro morale e la nostra (1938)
  • Il programma di transizione (1938)
  • In difesa del marxismo (1939)
  • Bolscevismo contro stalinismo (1939)
  • Stalin (1940)